L'iniziativa è nata da un'idea di alcuni giovani a seguito della morte a causa del Coronavirus del papà di un loro amico: oggi producono 200 visiere protettive al giorno destinate a varie strutture sanitarie. A loro il nostro ringraziamento.
Una settimana fa circa nella Comunità pastorale “Maria Madre Immacolata” di Varese è purtroppo morto un parrocchiano di 58 anni a causa del Covid-19.
Di fronte a questa morte un gruppo di giovani universitari e laureati, amici del figlio di questa persona deceduta a causa della pandemia in corso,ha voluto investire il suo tempo per realizzare visiere protettive da destinare all’Ospedale di Varese, ad altre strutture sanitarie e a tutti coloro che le richiedono.
Guardando telegiornali e notizie, Arianna, Nicolò, Cesare (questi i nomi degli ideatori dell’iniziativa, ai quali si sono aggiunti Paolo, Federico, Matteo, Andrea, Andrea e Alessandro) hanno capito come si potevano produrre visiere attraverso stampanti 3D che già possedevano: hanno infatti trovato un modello open source di visiere ideato da un ragazzo svedese, con libero accesso da parte di chi lo desidera.
Cercando di migliorare la qualità e i tempi (per produrre le prime mascherine impiegavano un’ora e mezza), i giovani hanno iniziato a collaborare con i volontari di S.O.S Varese Aiuta: grazie al loro ausilio hanno aperto la rete di spedizioni, fornendo materiali e aiuti.
Da una settimana i giovani spediscono mascherine all’Ospedale di Circolo e del Ponte a Varese nei reparti cardiologia, urologia, rianimazione, cardiologia infantile; alla Sacra Famiglia di Cocquio Trevisago, al don Gnocchi di Malnate e in altre strutture in provincia di Varese. Altre spedizioni sono state effettuate a loro spese al don Orione di Seregno (MB), alle RSA di Laveno Mombello, Besano, Viggiù e Leggiuno. Altre visiere sono arrivate a Parma, all’associazione MOOSS (associazione che riunisce medici, odontoiatri operatori sanitari e socio sanitari contro Covid-19).
Le richieste continuano ad arrivare, anche dal mondo del lavoro all'inizio della fase 2.
Affianca l'avventura dei giovani l’associazione Freerider Sport Events, legata all’ASBI (Associazione Spina Bifida Italia), che organizza eventi estivi e invernali per ragazzi disabili.
L’associazione li sta aiutando a ricevere donazioni, a comprare materiale e in seguito insieme a loro porteranno avanti altre iniziative solidali in memoria del loro parrocchiano defunto, affinché il progetto, che ha preso il nome di “We can help”, non veda la fine.
Chi volesse aiutarli può contattare Arianna: +393454193322
Per maggiori informazioni è anche possibile leggere l'articolo su:
https://www.chiesadimilano.it/pgfom/giovani/we-can-help-studenti-e-giovani-laureati-varesini-producono-visiere-protettive-51315.html