È ciò che dice S. Pietro, là sul lago di Galilea, un po' deluso dopo la risurrezione di Cristo; gli Apostoli erano ritornati là e non sapevano cosa fare. Era il desiderio di ritornare alla vita di prima, senza preoccupazioni e la fatica di annunciare il Cristo.
Tutto questo mi ha fatto pensare alla situazione attuale, quando vediamo spopolarsi le nostre chiese e raffreddarsi lo spirito cristiano della gente. Qualcuno vorrebbe tornare alla condizione di prima, alle processioni solenni super frequentate, alle manifestazioni di massa dei fedeli, ai momenti in cui la voce della Chiesa era ascoltata e creava opinione comune. Ma non è più così! Dobbiamo fare i conti con i tempi che viviamo e trovare l'entusiasmo dei primi cristiani che hanno saputo cambiare il mondo.
La chiatta che trasporterà la statua di S. Pietro pescatore è come una parabola, il Signore non ha bisogno di sfoggio di potenza: ha solo bisogno di uomini che si mettano volonterosamente al suo servizio con umiltà. Quando circa settant'anni fa don Severino Maestri dette origine alla tradizionale benedizione del lago, non si preoccupò di fare qualche cosa che impressionasse la gente di Calcinate ma di dare origine alla consacrazione del lavoro quotidiano dei pescatori del lago di Varese. Il nostro lavoro, oggi, dovrà essere solo quello di rianimare gli spiriti assopiti di tanti cristiani che dormono sulle ceneri di una fede ereditata dai nostri vecchi e non sono più capaci di parlare agli uomini d'oggi e ai giovani cui hanno dato la vita ma non stanno comunicando la fede.
Questi sono i "pesci" da catturare oggi con la testimonianza di una fede convinta e l'impegno ad essere annunciatori del Signore, senza lamenti o nostalgie sterili di un passato vissuto solo nel ricordo.
Don Felice
