Il messaggio del nostro patrono Sant’Ambrogio può essere educativo anche per noi cristiani attuali. Qui mi limito a presentare tre “segni”, che l’iconografia su Ambrogio ha sviluppato nei secoli: “la frusta” per scacciare il male, “il pastorale” per sostenere la fede, “la Scrittura” per illuminare la vita.
LA FRUSTA. Ambrogio, vissuto nel IV secolo, ha dovuto lottare molto nella sua vita di vescovo di Milano: ha lottato contro gli eretici per difendere la fede in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, mentre gli Ariani negavano la divinità del Figlio di Dio e lo consideravano una semplice creatura. Anche oggi Ambrogio, difensore della fede, ci ricorda che essa non è un’opinione personale. La fede ci è stata consegnata dalla tradizione della Chiesa, e ognuno di noi la deve proteggere, soprattutto, dall’attacco interno dei nostri modi di vedere e giudicare le cose, che ci fanno vivere non secondo Dio ma secondo il mondo.
Ambrogio ha lottato contro la corte imperiale, che a quel tempo aveva la sua sede in Milano, per difendere la libertà della Chiesa, mentre gli imperatori volevano piegarla ai loro interessi. Il nostro patrono ha avuto il coraggio di rompere la comunione con l’imperatore Teodosio, perché si era reso colpevole per pura ripicca di un gravissimo peccato pubblico, la strage di numerosi cittadini innocenti a Tessalonica in Grecia. Ambrogio ci insegna a rispettare il primato di Dio su ogni autorità terrena: per questo ha lottato contro il potere imperiale quando voleva intromettersi nei problemi ecclesiali e ha obbligato Teodosio a fare pubblica penitenza per i suoi peccati, perché anche un imperatore deve rispondere a Dio delle sue azioni. Il cristiano da buon cittadino deve obbedire alle leggi dello Stato, ma se le leggi degli uomini entrano in contrasto con la legge di Dio, il cristiano deve scegliere di rispettare la legge di Dio, come ha fatto Ambrogio.
IL PASTORALE. Ambrogio si presenta come un uomo battagliero in tempi difficili, ma dalla lettura della sua vita sappiamo che è stato anche un grande pastore del gregge affidato alle sue cure. Innanzitutto ha voluto essere in molti modi, attraverso il suo episcopato, educatore alla fede adulta del suo popolo. Lo dimostrano i numerosi scritti, raccolti in ventidue volumi. Ma la cosa da notare è che le opere di Ambrogio derivano quasi tutte dal rifacimento delle sue omelie. Quindi Ambrogio non è stato semplicemente uno scrittore e studioso, ma prima di tutto un predicatore appassionato della Parola di Dio, che incoraggia anche noi oggi a “comunicare” la Parola.
LA SCRITTURA. Agostino racconta nelle Confessioni, che Ambrogio leggeva le Scritture a bocca chiusa, solo con gli occhi. Infatti nei primi secoli cristiani la lettura della Parola di Dio era concepita ai fini della sola proclamazione ad alta voce. Pertanto Agostino è ammirato dalla capacità singolare di lettura e familiarità con le Scritture di Ambrogio. E il Concilio cita Sant’Agostino nella “Dei Verbum”: «E’ necessario che tutti i chierici, e quanti attendono al ministero della Parola, conservino un continuo contatto con le Scritture, mediante una sacra lettura assidua e lo studio accurato, “affinché non diventi vano predicatore della Parola all’esterno colui che non l’ascolta di dentro”». Agostino aveva imparato dal vescovo Ambrogio questo “ascoltare dentro”, che è l’ascolto orante della Parola nella lectio divina, che Ambrogio aveva appreso dalle opere di Origene. Fu così che introdusse la lectio in Occidente consegnandola ad Agostino e alla tradizione monastica successiva, poi rilanciata a Milano da Martini. Sant’Ambrogio ci aiuti a camminare con fede, carità e speranza verso l’unità in Dio, nell’Ottavo Giorno.
Don Francesco