La vacanza estiva al Passo Gavia degli adolescenti ha visto coinvolti una trentina di ragazzi insieme agli educatori, a Filippo, a don Matteo e a don Giampietro che ha fatto visita ai ragazzi per due giorni. Un’esperienza per riscoprire la bellezza del proprio cammino e della propria fede, nonostante le tante domande presenti in essa. E di fronte a queste domande siamo stati accompagnati dal capitolo 1 della Genesi: siamo creati nell’amore di Dio per cose belle e per portare il bello nella vita di tutti i giorni! Ascoltiamo la testimonianza di Michela, una delle adolescenti che ha partecipato alla vacanza!
E quando anche l’ultimo bambino ha varcato il cancello, costellato di avvisi, ogni animatore può tirare un sospiro di sollievo. Così, finisce un’avventura che ci ha visto amici dei più piccoli ed inizia un cammino verso cime innevate, all’insegna del divertimento e per riscoprire il piacere dello stare in mezzo agli altri. Valigie fatte, zaino in spalla e si parte!
Un pullman ci attende di fianco allo stadio e ci accompagna fino a S. Caterina. Di fronte ai nostri occhi si profila il classico paesino di montagna, ed iniziamo ad avvertire un po’ di fresco, ma ci dicono che ancora è niente. Saliamo ancora con i pulmini, che ci lasciano davanti ad una graziosa casetta in legna, affianco ad un campo da pallavolo. Siamo arrivati al Passo Gavia, a cavallo tra la Valfurva e la Valcamonica. A pochi passi abbiamo un bar squisito, e per il resto siamo circondati da alte montagne, su cui si alternano prati, rigagnoli e massi. Così entriamo, e da lì ha inizio la nostra avventura. Le nostre giornate si articolano attorno al fascino dei monti, e ogni giornata è un tassello in più, un pezzo di puzzle che si aggiunge al capolavoro finale. Facciamo quattro gite, dove scavalchiamo, o meglio “scavalliamo” vette aguzze, camminiamo attaccati a pareti rocciose, attraversiamo ponti sospesi sui ruscelli ed incontriamo alpinisti solidali che ci forniscono consigli per il nostro cammino. Esausti, riprendiamo la via del ritorno, sulle note di “Danilo Gallinari” e “Ferma a guardare”, fiduciosi di trovare una torta con la scritta “Bentornati!” apposta per noi. Ci capita spesso di andare ad un palo, il cosiddetto “Palo del 4G”, un centinaio di metri più in giù, l’unico punto dove prende. Finita una cena ristoratrice, ci dirigiamo nelle camere a dormire. Ma no, chi vogliamo prendere in giro. Si canta, si balla, si gioca, si scherza, ed il tutto ci ricorda che l’amicizia è un dono, e che questi sono i momenti in cui costruiamo al meglio noi stessi. Presenza costante nelle nostre giornate, oltre al cioccolato con le nocciole, e alla frutta secca di Maurice, è la preghiera, ed è sempre il momento di “Osanna eh”, ”Camminerò” o “ Il cantico di Simeone”. Non si tratta di un tempo illimitato, ma di pochi minuti che funzionano come la focaccia rigenerante che l’angelo dona ad Elia. Poi ancora giochi, partite a calcetto e carte e ci si infila nel proprio sacco a pelo. Questo è uno dei momenti dove più si impara ad apprezzare la giornata appena trascorsa. Allora è a portata di mano capire che il tempo qui è prezioso, che ogni persona che incontriamo ci lascia qualcosa di sé, una goccia di profumo che, sappiamo, ci renderà migliori. Toccare l’infinito in una nuvola permette di amare ancora di più i propri limiti, e la riscoperta del gioco si prende la parte migliore di noi, quella pronta a collaborare e che non si perde d’animo. Così, andando avanti con convinzione, perché fermarsi fa solo scivolare le rocce. Un po’ è la metafora dei nostri giorni: va avanti, fa’ il tuo dovere, che le strade ti verranno spianate.
Michela D’Amico