A conclusione della settimana dell'educazione... per ripartire!
Poche settimane fa nell'editoriale di "In cammino" sulla settimana dell'educazione scrivevo del desiderio che la settimana dell'educazione diventasse l'occasione per le diverse equipe educative della pastorale giovanile dei nostri oratori per sognare. Ora dopo alcune settimane vorrei consegnare alla comunità un primo frutto, che completato anche con qualche vostro suggerimento, possa essere consegnato all'Arcivescovo Mario il prossimo 27 febbraio nell'assemblea diocesana degli oratori.
1. La nostra comunità educante (e non solo) deve imparare a sognare in grande. È un dovere perchè è in questo sognare propositivo che possono sprigionarsi idee e confronti costruttivi e innovativi. La nostra comunità deve imparare ad apprezzare i frutti del passato, ma anche saper andare avanti, a cercare sempre nuove mete in ascolto del tempo presente, affrontando e vivendo anche le limitazioni di questo tempo, che non sono però limitazioni ad essere una comunità viva! E per costruire un sogno il metodo da seguire non è quello dei "programmi scolastici", ma quello del progettare secondo quelle parole che Papa Francesco rimarca come strada delle scelte (discernimento): pregare, pensare, agire.
2. La nostra comunità educante deve credere nella sua testimonianza. Se da una parte abbiamo compreso come il nostro cammino educativo non può prescindere da un accompagnamento dei soggetti coinvolti nella azione pastorale (i ragazzi, ma anche le stesse famiglie), un accompagnamento capace di vicinanza con gesti concreti, dall'altra però non può esistere ciò senza credere nella bellezza della testimonianza evangelica che siamo e che abbiamo, ognuno con il proprio vissuto. Prima di cercare i grandi testimoni, dobbiamo imparare a verificare la nostra testimonianza e a credere che anzitutto da noi passa il Vangelo, dalle nostre vite passa il Signore. E lasciare agire lo Spirito nella nostra vita con la sua carica di creatività non può che aiutarci ad essere veramente una comunità della gioia e della festa, anche nella difficoltà. I momenti formativi e spirituali si pongono questo obiettivo: non "sfiduciare" la testimonianza, ma incoraggiare sempre un processo di crescita educativa e spirituale che continua nella vita e nel cammino di fede.
3. La nostra comunità educante deve coraggiosamente ripensarsi.
- Nel suo agire, che deve essere comunitario e unitario, in quanto pur con diverse finalità educative, tutte le realtà educative dell'oratorio puntano alla crescita spirituale e in maturità dei ragazzi e a un crescere insieme tra adulti. E questo camminare insieme deve trovare anche un coinvolgimento non solo nell'accompagnare, ma anche nell'accogliere le diversità di linguaggi e vedute, ricchezza di carismi presenti nella comunità. Il luogo sorgivo di questa sinfonica comunione è l'eucarestia: qui è il punto di partenza del nostro essere comunità qui tutti si devono sentire attratti non solo ovviamente dal Mistero, ma da una comunità che mi accompagna a saperlo incontrare nell'oggi e non con un pensiero che è distante da me.
- Nelle sue figure. Non può esistere un camminare in avanti senza un ripensarsi anche delle figure educative coinvolte. Da una parte progetti sempre più grandi richiedono nuove figure capaci di sostenere l'azione educativa. Penso ai volontari dei doposcuola, alle pulizie degli ambienti, ai servizi del bar, al catechismo. Dall'altra si rende necessario unrinforzo delle nuove generazioni in alcuni ambiti, penso alla società sportiva, ai comitati delle feste, alla gestione anche amministrativa degli oratori. Anche la figura del prete di pastorale giovanile deve evolversi: non può più essere il coadiutore, colui che coordina la macchina, ma colui che accompagna i processi spirituali dei singoli e quelli pastorali di una comunità educante, affiancandosi all'agire primario della comunità, non sostituendosi.
- Nel territorio. L'agire di una comunità educante non si richiude nelle mura dell'oratorio del proprio campanile, ma si affaccia a creare relazioni educative costruttive con le realtà caritative, a partire dall'agire della nostra caritas, con le scuole e con gli ambiti educativi del territorio della comunità pastorale e non solo, interagendo anche con la realtà cittadina e con le parrocchie della città.
- Nella sostenibilità economica. La raccolta fondi "Insieme Ingioco"avviata attraverso il contributo della fondazione Peppino Vismara oggi si pone come obiettivo quello di sostenere le attività di doposcuola attivi sui due oratori "centrali" della comunità, la pastorale dei ragazzi delle medie, delle superiori e dei giovani, gli oratori estivi, il coordinamento dei cortili e delle attività di animazione e alla costruzione di percorsi di inclusione per ragazzi con disabilità. Il sostegno economico è destinato in particolare alle spese attive degli oratori di acqua, luce e gas, al materiale e al pagamento delle quattro figure professionali volte al coordinamento delle attività sopra indicate. Questa è un onere che la comunità deve saper affrontare insieme, nel credere nella prospettiva delle potenzialità educative dei nostri oratori, sapendo investire su di esse.
I frutti emersi in queste settimane possono ora trovare un ulteriore contributo nella comunità. Per questo chi desidera donare un suo contributo a quello che finora è emerso potrà farlo in questa settimana fino a venerdì 12 febbraio scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o contattando don Matteo (3893143032).
Don Matteo