Lectio quinta domenica di Quaresima

Lectio quinta domenica di Quaresima

 

La narrazione della resurrezione di Lazzaro presenta un percorso pedagogico che conduce ad affidarsi al Signore Gesù; culmina nelle parole di Marta: “Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo” (v.27). Contiene anche un profondo spessore umano che si può sintetizzare così: l’amore fa vivere, l’amore dà vita, l’amore fa passare dalla morte ad una esistenza piena e consapevole.  Il testo inizia con l’annuncio a Gesù: “Colui che ami è malato” (v.3). Il ritorno di Lazzaro, dalla tomba alla compagnia delle persone che ama, avviene tra le lacrime che Gesù versa per l’amico, spingendo i Giudei presenti a riconoscere questo affetto grande che il Maestro aveva per Lazzaro: “Guarda come lo amava” (v.36). Il narratore specifica poi che “Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro” (v.5). Se l’episodio della resurrezione di Lazzaro è il segno che anticipa la Pasqua di Gesù, questo segno – il passaggio dalla morte alla vita – è reso possibile attraverso un amore concreto, personale, quotidiano, pieno di fraternità. Lazzaro non faceva parte del gruppo dei Dodici, ma insieme alle due sorelle, offriva a Gesù e ai suoi discepoli un luogo di accoglienza e di tranquillità (Gv 12,1).

Gesù, avvertito che Lazzaro è malato, afferma che quella malattia non è per la morte ma per la manifestazione della gloria di Dio. E in realtà, quando Lazzaro muore, si rivela chiaramente che anche la morte è occasione per manifestare la grandezza di Dio che, per il IV Vangelo, è caratterizzata da relazioni di fraternità. L’esistenza umana per Gesù, nella sua dimensione biologica, non è un valore assoluto; vivere, come l’essere malati e il morire sono luoghi di una possibile manifestazione della presenza attenta di Dio. Pertanto la scelta di amare si manifesta nel coraggio con cui Gesù affronterà poi il viaggio per andare in Giudea, nella consapevolezza del pericolo concreto di andare incontro alla morte.  

Giunti a Betania, il narratore annota che Lazzaro era ormai da 4 giorni nella tomba; Marta va incontro a Gesù; nel suo cuore ha sentimenti contrastanti: esprime una profonda confessione di fede e, nello stesso tempo, Lo  rimprovera (v. 21). Marta soffre per la morte del fratello; non la comprende, nonostante la sua fede. Lei comunque sa che tutto ciò che Gesù chiederà a Dio, il Padre lo concederà. Gesù mostra un amore che permane anche oltre la morte avvenuta, un amore che non ha come priorità quella di evitare a ogni costo la morte stessa e ogni sofferenza.  E fa compiere a Marta e a coloro che ascoltano il passaggio dal credere nella resurrezione dei morti nell’ultimo giorno, alla determinazione di affidarsi al Signore Gesù. Chi si coinvolge, crede in Lui e cerca di vivere nella Sua sequela, abita l’amore che si evidenzia anche attraverso la vittoria sulla morte. Gesù crede all’amore anche davanti alla morte; continua ad amare anche davanti al cadavere di Lazzaro. È significativo il comando che Gesù impartisce dopo aver chiamato Lazzaro: “liberatelo e lasciatelo andare” (v.44). E’ un’indicazione che riguarda le persone presenti: Lazzaro si sta muovendo verso un nuovo percorso di vita. Il problema sono coloro che lo attorniano; devono lasciarlo andare, perché l’amore non si trattiene; non tiene per sé; più si ama, più si lascia libera la persona amata. Gesù sta insegnando ad amare: non conduce a sé il morto ritornato alla vita, ma insegna ad amare con libertà. Il passaggio di Lazzaro dalla morte alla vita, anticipa ciò che Gesù vivrà di lì a poco quando: “avendo amato i suoi, li amò fino alla fine” (Gv. 13,1).

Don Peppino