Vorrei proporre agli educatori di aggiungere una nuova materia all’insegnamento: la fraternità. L'educazione è un atto d'amore che illumina il cammino, perché possiamo recuperare il senso della fraternità, per non ignorare i più vulnerabili. L'educatore è un testimone che non dona le sue conoscenze intellettuali, ma le sue convinzioni, il suo impegno vissuto. Una persona che sa gestire bene i tre linguaggi: quello della testa, quello del cuore e quello delle mani, armonizzati. E che sa farlo con la gioia di comunicare. E saranno ascoltati molto più attentamente e saranno creatori di comunità. Perché? Perché stanno seminando questa testimonianza.
Preghiamo perché gli educatori siano testimoni credibili, insegnando la fraternità anziché la competizione e aiutando in particolare i giovani più vulnerabili.
(Video-messaggio del Santo Padre con l’intenzione di preghiera per il mese di gennaio diffusa attraverso la Rete Mondiale di Preghiera del Papa)
Il contesto della settimana dell’educazione ci permette di sostare su questo grave e fondamentale tema con il quale ogni uomo e ancora di più ogni cristiano è chiamato a confrontarsi. Uno dei problemi e delle difficoltà che oggi incontra il mondo dell’educazione è, dal mio punto di vista, la mancanza di una prospettiva, di una strada da seguire, una certa confusione generata da tanti stimoli diversi che a tratti arrivano a contraddirsi. Mi ha colpito questa semplice, ma puntuale riflessione di papa Francesco in riferimento agli educatori: la strada che l’educazione deve perseguire è la fraternità.
La chiesa, in questo tempo non facile, è chiamata a far sentire la sua voce e a mostrare ancora una volta la bellezza, la verità e l’efficacia dell’educazione alla fraternità evangelica. Certo questo tipo di educazione non prevede professionisti o esperti di settore, non si occupa di analizzare le problematiche dei giovani di oggi o le conseguenze psicologiche del Covid-19 nei bambini, non è il compito della Chiesa e sarebbe disonesto e audace arrogarsi anche questa responsabilità. Questo particolare tipo di educazione la impariamo non dai libri, ma da una prossimità con Dio e con gli altri, ed è sempre stando in questo stile di prossimità che riusciamo a comunicarla a chi ci sta accanto.
Il desiderio per il futuro è che le nostre comunità e in particolare i nostri oratori siano luoghi in cui si educhi alla fraternità, in cui chi li abita abbia questo desiderio di comunicare la vita bella che nasce dal Vangelo, dove la misericordia, la carità, la gratitudine e il perdono sono elementi essenziali, ma non scontati per la crescita delle nuove generazioni.
Don Michele