Nel prossimo Oratorio estivo accompagneremo bambini e ragazzi a prendersi cura gli uni degli altri, da protagonisti, con un "Tu" che si mette in gioco, avendo come modello il Signore Gesù. Lui è il Buon Samaritano che si abbassa a fasciare le nostre ferite, si fa carico delle nostre sofferenze e dimostra il suo grande amore con sovrabbondanza. Ecco l'esempio che risponde alla domanda: "e chi è mio prossimo?". Di fronte a un modello così - al modello del dono per eccellenza - ciascuno si scoprirà di poter essere importante X l'altro, senza distinzioni... perché "mio prossimo" è chiunque incontro nel mio cammino, lo sono "Tutti"! TuXTutti! è quell'invito a farsi dono per gli altri secondo il comandamento dell'amore, giocato ed esercitato nelle calde giornate dell'Oratorio estivo, ma ancora di più nella cura che ciascuno imparerà a dare agli altri, nei gesti quotidiani della sua vita. I nostri oratori MaMi sono pronti anche quest’anno per una proposta completa e valida. Ci saranno diversi incontri e attività speciali che ci permetteranno di incontrare il nostro prossimo, sempre accompagnati dalla frenesia e creatività dei nostri animatori e dalla professionalità dei nostri educatori, coordinati dalle cooperative Pepita e Intrecci. Tutto questo è possibile grazie alla raccolta fondi Insieme Ingioco che ci permette di ampliare la proposta e di renderla sempre più avvincente e capace di toccare le necessità del tempo presente! L'Oratorio estivo 2023 desidera investire anche quest’anno sull'inclusione di ragazzi con disabilità: grazie anche al sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto ci saranno figure professionali che lavoreranno fianco a fianco dei bambini e ragazzi con bisogni speciali.E, infine, accoglieremo i ragazzi che vivono in famiglie con fragilità economiche, secondo le indicazioni e le attenzioni che il Comune di Varese e la nostra Caritas ci daranno.
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Vorrei proporre agli educatori di aggiungere una nuova materia all’insegnamento: la fraternità. L'educazione è un atto d'amore che illumina il cammino, perché possiamo recuperare il senso della fraternità, per non ignorare i più vulnerabili. L'educatore è un testimone che non dona le sue conoscenze intellettuali, ma le sue convinzioni, il suo impegno vissuto. Una persona che sa gestire bene i tre linguaggi: quello della testa, quello del cuore e quello delle mani, armonizzati. E che sa farlo con la gioia di comunicare. E saranno ascoltati molto più attentamente e saranno creatori di comunità. Perché? Perché stanno seminando questa testimonianza. Preghiamo perché gli educatori siano testimoni credibili, insegnando la fraternità anziché la competizione e aiutando in particolare i giovani più vulnerabili.(Video-messaggio del Santo Padre con l’intenzione di preghiera per il mese di gennaio diffusa attraverso la Rete Mondiale di Preghiera del Papa) Il contesto della settimana dell’educazione ci permette di sostare su questo grave e fondamentale tema con il quale ogni uomo e ancora di più ogni cristiano è chiamato a confrontarsi. Uno dei problemi e delle difficoltà che oggi incontra il mondo dell’educazione è, dal mio punto di vista, la mancanza di una prospettiva, di una strada da seguire, una certa confusione generata da tanti stimoli diversi che a tratti arrivano a contraddirsi. Mi ha colpito questa semplice, ma puntuale riflessione di papa Francesco in riferimento agli educatori: la strada che l’educazione deve perseguire è la fraternità. La chiesa, in questo tempo non facile, è chiamata a far sentire la sua voce e a mostrare ancora una volta la bellezza, la verità e l’efficacia dell’educazione alla fraternità evangelica. Certo questo tipo di educazione non prevede professionisti o esperti di settore, non si occupa di analizzare le problematiche dei giovani di oggi o le conseguenze psicologiche del Covid-19 nei bambini, non è il compito della Chiesa e sarebbe disonesto e audace arrogarsi anche questa responsabilità. Questo particolare tipo di educazione la impariamo non dai libri, ma da una prossimità con Dio e con gli altri, ed è sempre stando in questo stile di prossimità che riusciamo a comunicarla a chi ci sta accanto. Il desiderio per il futuro è che le nostre comunità e in particolare i nostri oratori siano luoghi in cui si educhi alla fraternità, in cui chi li abita abbia questo desiderio di comunicare la vita bella che nasce dal Vangelo, dove la misericordia, la carità, la gratitudine e il perdono sono elementi essenziali, ma non scontati per la crescita delle nuove generazioni. Don Michele
Quando si parla di “Turno 0” la prima immagine che balza alla mente è quella di “missione impossibile”. Staccare per 4 giorni ragazzini di 2a - 4a elementare dai propri genitori... missione impossibile! Eppure anche quest’anno si è provato a regalare un’esperienza capace di far crescere tutti: i bambini in prima battuta, gli animatori che si sono prestati per l’animazione e anche il gruppo di adulti che si sono gettati nella fantastica avventura di costruire l’esperienza. Quest’anno eravamo ospiti all’Alpe Paglio a Casargo in Valsassina, in un rifugio situato a 1450 m d’altezza. Come ogni anno abbiamo scelto un racconto che facesse da filo conduttore per veicolare i contenuti di valore che desideravamo trasmettere. La scelta quest’anno è caduta sulla storia di Pinocchio, per aiutare i ragazzi a cogliere che ciò che fa crescere non è semplicemente “quello che piace a me”, ma il fidarsi di chi ha a cuore la nostra crescita e il nostro bene. Così, attraverso parole come “sogno e conoscenza di sé”, “fatica e impegno”, “speranza e amicizia”, abbiamo provato a condurre i nostri ragazzi, e anche un po’ noi stessi, ad operare un bellissimo cambiamento. Il tutto attraverso gite panoramiche sulle montagne che ci hanno accolto, serate di canti, messe animate, condivisione del cibo, servizi vari per il buon andamento della vita comune, tanto gioco insieme e ... anche un po’ di preghiera a “condire” tutto il resto. Il valore aggiunto è stato anche quello di una sintonia particolare tra noi adulti, prima nella condivisione di valori da comunicare, poi nella spartizione dei carichi di lavoro e nella fatica condivisa di servizio ai nostri piccoli. Infine, poi anche nella soddisfazione comune di averli visti anche un pochettino maturare, cambiare e diventare un po’ più grandi. Ci auguriamo che anche i genitori poi a casa si siano accorti di questo cambiamento. La sinergia tra famiglie, don Giampietro e animatori, ha saputo creare qualcosa di significativamente profondo anche come ricchezza personale. Al riguardo è significativa questa testimonianza di Lucia, una delle animatrici al seguito: «Stare con i bambini non è mai facile e spesso risulta stancante e impegnativo; nonostante ciò, alla fine, si è sfiniti ma felici, soddisfatti del proprio lavoro. Il loro sorriso contagioso non ha prezzo, vederli correrti incontro la mattina, abbracciarti all'uscita e salutarti con la mano mentre l'altra è già in quella della mamma o del papà scalda il cuore. Il Turno 0 è stata un'esperienza capace di riconfermare ciò. Essere animatore, negli ambiti dove normalmente ci sono i genitori, è un'esperienza che responsabilizza ma allo stesso tempo divertente perché si vivono dei momenti di quotidianità con i bambini, che spesso sono un po’ impacciati. In conclusione, è un’esperienza che noi animatori del Turno zero ci sentiamo fortemente di consigliare ai ragazzi che verranno dopo di noi». Che dire? ... ci riproponiamo già per il prossimo anno ... genitori, iniziate già a bloccare le date per i vostri figli! Gli educatori del Turno 0
Durante l’oratorio estivo abbiamo attivato, come da tradizione della nostra comunità, una attenzione specifica per i ragazzi con disabilità o bisogni educativi specifici. Con la supervisione della cooperativa Intrecci abbiamo attivato una attenzione specifica su quattro ragazzi dei nostri oratori attraverso l’aiuto di due educatori. Ecco il racconto di Federica, referente di Intrecci per il progetto di inclusione: uno sprone ad andare avanti e a investire sulla progettualità educativa e sull’inclusione per tutti i ragazzi dei nostri oratori! Sono le 8.30 del primo giorno di oratorio feriale e a Bobbiate è arrivata *Valentina: la conoscono tutti, perché da anni frequenta l’oratorio e la scuola lì vicino. È un tipo simpatico e un po’ spericolato, va sempre tenuta d’occhio per evitare che faccia qualcosa di pericoloso. Gli altri bambini sanno che Vale è diversa: parla ad amici immaginari, non ha compiti da fare... Stessa Comunità Pastorale, diverso Oratorio. A Masnago è appena arrivato Luca, uno di quelli che di certo non passa inosservato: parla poco e urla tanto, fa rumore battendo le mani e con altri oggetti soprattutto quando, come oggi, è molto agitato; si muove avanti e indietro, difficilmente si ferma a fare la stessa cosa per più di qualche minuto. Ad Avigno l’oratorio è dedicato ai ragazzi della scuola media che arrivano dopo pranzo; tra loro c’è anche Paolo: ormai è un veterano del Oratorio Estivo (OE), ma nonostante questo fatica a comunicare con gli altri ragazzi e con gli animatori e difficilmente riesce a partecipare a tutte le attività pensate per la giornata. A volte si arrabbia e allora inizia a prendere a calci gli zaini dei compagni, che non sanno cosa fare. Sono questi alcuni dei ragazzi speciali di questa IV edizione del Progetto Inclusione. Ogni estate, infatti, l’OE organizzato dalla Comunità Pastorale Maria Madre Immacolata di Varese apre le iscrizioni a tutti, anche ai ragazzi con disabilità: il progetto prevede la presenza di educatori che favoriscano il più possibile la loro l’inclusione nelle diverse attività. Sì, ma come? Paradossalmente buona parte del lavoro non si concentra sui ragazzi del progetto: di loro bisogna scoprire pregi e difetti, limiti e risorse ma poi la vera sfida è fare in modo che queste ultime vengano colte e apprezzate da tutti, costruendo spazi relazionali in cui ciascuno possa sentirsi a proprio agio, in cui armonizzare i tempi di tutti e dove i limiti di alcuni vengano compensati dalle ricchezze del gruppo. In alcuni casi è necessario che l’educatore costruisca occasioni ad hoc, pensate e strutturate perché siano accessibili a tutti: è il caso dell’attività di cucina partita ad Avigno per Paolo, che https://www.comunitapastoralemami.it/26e9dec1-35f5-42c7-a4a1-266a2fba3582" alt="page4image63180032" width="419.999989" height="225.000000" /> nel giro di poco si è trasformata in un appuntamento fisso settimanale aperto a tutti gli interessati, con produzione di pasta della pizza, torte e biscotti apprezzati da tutti.In altre situazioni l’educatore resta sullo sfondo della scena, limitandosi a favorire la relazione: come con Valentina, una vera campionessa di calcio balilla tanto da essere voluta da tutti come compagna di squadra. A volte si litiga, oppure si fa finta di non sentire quando bisogna smettere di giocare perché gli animatori chiamano per la preghiera e perciò tocca all’educatore intervenire... Infine ci sono le occasioni fortuite, quei momenti inaspettati che gli educatori devono sempre essere pronti a cogliere, come quando Luca ha iniziato a battere sul suo djembè, seguendo un ritmo tutto suo, un’animatrice ha preso il suo ukulele e ha iniziato ad accompagnarlo e Luca si è messo a cantare una nenia con aria contenta, gli altri ragazzi si sono avvicinati incuriositi. 10 minuti scarsi in tutto, ma che soddisfazione! Alla fine di queste sei settimane di Oratorio Estivo mi sono chiesta a chi faccia bene un progetto così, per chi ha senso riproporlo tutte le estati. I bambini e ragazzi con disabilità sono i primi che vengono in mente. Che però non sono mai più di 4-5 ogni anno, date le limitate risorse del progetto: un numero minimo, se teniamo conto di tutti coloro che avrebbero effettivamente bisogno di partecipare. Bisogna allargare un po’ lo sguardo per capire bene quanto sia importante lo sforzo e la fatica che ogni anno questa Comunità Pastorale sostiene. Se da un punto di vista meramente quantitativo i conti si fanno in fretta, l’impatto positivo che ha la presenza di questi ragazzi speciali è ben più vasto di quello che si potrebbe pensare. La loro disabilità, infatti, costringe gli altri – i bambini, gli animatori, i volontari – a fare i conti con la loro diversità, con la loro inadeguatezza, con i loro limiti. Ma la loro presenza ci ricorda, soprattutto, che il limite è una condizione profondamente umana, che accomuna tutti e le persone con disabilità lo rendono solo più evidente. Allora un progetto così fa bene all’intera comunità perché allena la nostra capacità di fare pace con i limiti di ciascuno di noi e di accogliere tutti, ma proprio tutti.Anche noi stessi. Federica De Stefano *I nomi dei minori indicati nell’articolo sono inventati
Non so come voi vi immaginate il paradiso: magari un luogo di silenzio e di quiete dove si può riposare in pace avvolti dalla luce senza fine di Dio (così in effetti preghiamo per l’eterno riposo dei nostri defunti).Questa immagine immobile e pacifica a me decisamente piace poco, anzi mi viene in mente tutto il contrario: un luogo traboccante di vita e di bellezza dove la pace non è stare fermi ma è continuamente stupirsi delle sorprese che Dio fa e la possibilità di condividerle con gli amici nella gioia. Me lo immagino come un luogo dove ciascuno esprime il meglio di sé, quel piccolo frammento di cielo che il Padre ha donato a ciascuno per la vita di tutti. Sarà forse per questo che stare con i bambini e con le mamme a MAMILANDIA mi pare un anticipo di paradiso. Mi sono molto commossa lo scorso anno quando un bambino diceva ad un altro: “Questo è il giorno più bello della mia vita!”, mi sono commossa per tutta la gioia che avevo intorno a me, espressa con la semplicità e l’immediatezza dei bambini. Ho ringraziato il Signore per la bellezza di questa esperienza e per la varietà dei doni che ci siamo potuti scambiare in un clima così sereno che sembrava proprio di essere in paradiso. Non so se con questo ho fatto venire anche a voi la voglia di venire a dare una sbirciatina ma vi consiglio caldamente di non perdere l’occasione, magari per un giorno o qualche ora soltanto, vi aspettiamo per godere tutti anche della vostra presenza. Forse ho parlato dando per scontato che tutti sappiano cos’è MAMILANDIA: è un parco estivo pomeridiano per mamme e bambini da 0 a 6 anni a cui si può accedere liberamente quando si vuole dal lunedì al venerdì quest’anno a partire dal 27 giugno fino al 22 luglio .Dalle 15 alle 18,30 (ma puoi venire quando più t’aggrada anche solo per mezz’ora) a MAMILANDIA è in scena il paradiso, con la regia di Dio Padre che gode nel rivelare ai piccoli e ai semplici i misteri del Regno dei Cieli. Anche quest’anno ci troviamo all’oratorio di Capolago (linea A del pullman di città) che si è rivelato un luogo molto adatto allo scopo. Si gioca e ci si diverte insieme, si fanno merende fantastiche, si canta, si balla, si chiacchiera, si fa qualche piccolo laboratorio, si prega insieme ... ognuno collaboratore della felicità dell’altro. Non si deve fare un’iscrizione e non ci sono costi: l’unico biglietto da pagare è la disponibilità a lasciarsi contagiare dalla gioia e mettere a disposizione tutti i propri doni! (Se vuoi vedere l’ambiente e sentire qualche spiegazione in più puoi cercare su YouTube “Mamilandia” dove trovi un’intervista fatta da Rete 55) Cerchiamo VOLONTARI per accompagnare a Mamilandia mamme e bambini ucraini ospitati per lo più nelle parrocchie “alte” della comunità pastorale. Ci dai una mano ?
Locandina della Festa + Clicca QUI per prenotare il pranzo! Messaggio dell'Arcivescovo per la festa di apertura degli Oratori Iniziamo a preparare un nuovo anno oratoriano che inizierà ufficialmente con la Festa di apertura degli oratori, fissata nella Diocesi di Milano per domenica 26 settembre 2021. L'Arcivescovo ci consegna il suo Messaggio e ci invita a fare dell'oratorio un "paese" dove ragazzi e ragazze imparano ad aprirsi alla vita come dono di Dio, ad ascoltare la voce del Signore Gesù, ad andare lontano mettendo in pratica il comandamento dell'amore. Lo slogan "Ama. Questa sì che è vita!" ci indicherà lo stile per abitare quel "paese" meraviglioso che si chiama oratorio. In allegato abbiamo pubblicato il gioco per la festa dell'oratorio; suggerimenti e attenzioni per una fiaccolata; attività per presentare il tema dell'anno oratoriano ai ragazzi. Conosco un paese dove i fiori sono vanitosi. Fioriscono solo se ci sono ammiratori disposti alle esclamazioni: «Guarda che bello! Che meraviglia!». Il paese dei fiori vanitosi è rimasto senza fiori. In assenza di ammiratori e di applausi, i fiori sono avvizziti. Ma io propongo di trapiantare i fiori vanitosi nel paese dove il sole li sveglia per fiorire gratis, solo per il gusto di essere vivi. Questo paese si chiama oratorio: dove i ragazzi e le ragazze rispondono, ascoltano la carezza del sole e si aprono alla vita. Non hanno bisogno di ammiratori, ma di un terreno buono per mettere radici e di un’aria pulita per diffondere profumo, gratis, solo per il gusto di essere vivi e di ringraziare per il dono della vita. Conosco un paese dove i cani sono sordi. Cioè, non propriamente sordi, ma tengono le cuffie. Hanno l’udito raffinato e sono infastiditi dal rumore. Perciò ascoltano la musica. Non sentono il passo del padrone e non si rallegrano. Non sentono l’avvicinarsi degli estranei e non abbaiano. Come cani da guardia non valgono niente! Ma io propongo di invitare i cani con le cuffie nel paese dei messaggi irrinunciabili. Gli abitanti stanno con le orecchie bene aperte, perché non vogliono perdere i messaggi irrinunciabili, quelli che aiutano a vivere e sperare. Questo paese si chiama oratorio: dove i ragazzi e le ragazze imparano ad ascoltare per distinguere la voce di Gesù che rivela la via della vita dalla tentazione che suggerisce la via della morte. Anche ai cani toglieremo le cuffie: riconosceranno la voce amica e faranno festa; faranno buona guardia per respingere la voce triste del tentatore. Conosco un paese dove gli uccelli sono muti. Cioè, non propriamente muti, ma non cantano. Sono arrabbiati. Infatti hanno cantato a lungo per svegliare il mondo a godere del mattino, ma i ragazzi dormiglioni hanno continuato a dormire. Hanno cantato a lungo per invitare alla festa e alla gioia e gli adolescenti immusoniti hanno continuato a tenere il muso. Hanno cantato a lungo per narrare di paesi lontani e suggerire viaggi meravigliosi, ma i giovani pigri hanno continuato a impigrire sul divano. Perciò gli uccelli si sono scoraggiati e non cantano più. Ma io propongo che gli uccelli si radunino sulle piante del paese della danza e dei sogni, dove ragazzi, adolescenti e giovani amano il futuro e si entusiasmano dei testimoni che hanno seminato gioia su tutta la terra. Questo paese si chiama oratorio: dove ragazzi e ragazze ascoltano le voci del mondo e si sentono vivi per andare lontano. Sono fieri di essere gli abitanti del domani, sono contenti di essere stati scelti per la missione di aggiustare il mondo, imparano il mestiere di vivere, perché non vogliono sciupare la vita. Invito tutti e per tutto l’anno ad abitare il paese dove si ama la vita, perché è dono di Dio, è la vita di Dio; ad abitare nel paese dove si ama la vita, perché è vocazione alla gioia, la gioia di Dio; dove si ama la vita e si guarda lontano, perché si vorrebbe condividere con tutti la grazia di abitare in Dio. Questa è la vita eterna, che conoscano te, l’unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv17,3).
Se dovessero domandarmi: “Qual è il luogo della tua infanzia in cui vorresti tornare e stare per sempre?”. La risposta, senza esitazioni, sarebbe: “L’oratorio del mio paese”. L’oratorio è stato il luogo in cui, insieme a tanti amici, desideravo sostare per giocare, divertirmi e anche (perché no?) pregare. A questo luogo devo tutto della mia vita, mi ha donato la fede, è stato una palestra di umanità e mi ha regalato esperienze uniche che mi hanno trasformato in un cristiano migliore e consapevole. Quanto ho ricevuto e come me tanti altri, vorrei ora trasmetterlo, in particolar modo ai più piccoli e credo che il tema di quest’anno oratoriano possa aiutarci in questo. “Sostare con te” è la frase che riassume lo stile con cui vogliamo vivere l’oratorio, trasformandolo sempre più da semplice struttura a un ambiente in cui vive una comunità e i nostri ragazzi possano trovare sempre più gusto nel sostarci. Vogliamo che nei nostri oratori i ragazzi e le ragazze imparino, in modo particolare, a sostare con Gesù, nella preghiera, nel rapporto con gli altri all’interno di una comunità. Il nostro arcivescovo Mario ha a cuore che i nostri ambienti non siano semplici luoghi di aggregazione sociale, ma occasioni di trasmissione della fede. Vorrei invitarvi ora alla lettura di alcuni passaggi del messaggio per la festa di apertura degli oratori 2022 del nostro arcivescovo: Ci vorrebbe un posto. Per sostare ci vorrebbe un posto dove fermarsi e fermare anche il pensiero, la fantasia, l'inquietudine che ribolle dentro, l'impazienza, la tristezza che rende infelici. Ci vorrebbe un posto dove sedersi, mettersi in ginocchio, vedere che anche gli altri si fermano e si mettono in ginocchio. Ci vorrebbe un posto dove ci sia un po' di silenzio e niente da fare, per qualche minuto. Ci vorrebbe, che so, una cappellina, per esempio. Ci vorrebbe un tempo. Quante volte mi sono proposto di dire le preghiere ogni sera e ogni mattina! Non c'è mai tempo. C'è sempre altro che mi prende, mi mette fretta. Non potreste aiutarmi, voi, amici miei. Se c'è un'ora in cui ci diamo appuntamento, io non mancherò. Se voi mi chiamate, io risponderò. Se nella programmazione ci mettiamo un tempo di preghiera, ce la faremo. Non è che non ho voglia di pregare. Non è che non ne sento il bisogno. È che proprio il tempo scappa via e non riesco a tenerlo in mano, come l'acqua. Ma se ci aiutiamo, ce la faremo... Ci vorrebbe un tempo, che so, un appuntamento. Ci vorrebbe un'emozione. Per favore aiutami: da solo non ce la faccio!Ti prego: stammi vicino, ho paura! Il mio amico, il mio amico è malato: mi si stringe il cuore e non so che cosa fare, che cosa dire. Guidami tu! Mio papà e mia mamma non fanno che litigare. Metti pace, per favore: non si accorgono di quanto mi fanno soffrire e arrabbiare? Non conto niente per nessuno, forse sono antipatico anche a quelli che mi interessano di più: per favore fammi incontrare qualcuno che mi voglia bene!Il pianeta è pieno di disastri, i potenti della terra rovinano tutto... E la povera gente? Sento compassione e mi viene da piangere a pensarci. Manda un po' di pace. Ma dove va a finire il mondo? Che sarà di me, se tutto continua così? Dammi un po' di luce!Sono proprio contento di come facciamo le cose: che bello!Alleluia! Ho fatto poco e mi hanno molto ringraziato: allora anch'io valgo qualche cosa! Grazie! Ci vorrebbe un libro per scrivere le emozioni, che so, un una preghiera di intercessione. Per iniziare a vivere questa esperienza di fede e di comunità siete tutti invitati domenica 25 settembre per la festa d’apertura degli oratori. Vi aspettiamo! Don Michele
Programma di massima 27 dicembre - MILANO CENTRALE A VARESE CON TRENO REGIONALE E POI DA MILANO CENTRALE PER NAPOLI CON ITALO NTV- PRANZO AL SACCO (PORTATO DA CASA)- ARRIVO A NAPOLI E SISTEMAZIONE IN ALBERGO - VISITA DELLA CITTÀ DI SERA E CENA FUORI 27 dicembre 28 dicembre - COLAZIONE IN ALBERGO- PARTENZA DA NAPOLI CENTRALE CON TRENO REGIONALE PER POMPEI - VISITA DEGLI SCAVI DI POMPEI E DELL'AREA ARCHEOLOGICA- PRANZO LIBERO- S. MESSA PRESSO IL SANTUARIO DI POMPEI- RIENTRO A NAPOLI E CENA INSIEME 30 dicembre - COLAZIONE IN ALBERGO- VISITA ALLA CERTOSA DI SAN MARTINO- PRANZO LIBERO- PARTENZA PER LA STAZIONE- IN SERATA: RIENTRO A MILANO CENTRALE- RITORNO A VARESE IN AUTO (IN AUTONOMIA) 30 dicembre COSTO DI ISCRIZIONE: 270 € Le iscrizioni alla vacanza sono tassative entro il 2 novembre inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure portando l'iscrizione in oratorio a Masnago martedì 2 novembre dalle ore 16 alle ore 18 LA QUOTA COMPRENDE: PERNOTTAMENTO IN ALBERGO 3 STELLE CON COLAZIONE INCLUSA TRENI E MEZZI DI TRASPORTO (COMPRESO TRENO VARESE - MILANO ANDATA E NAPOLI- POMPEI A/R) BIGLIETTO DI INGRESSO AI MONUMENTI DELLA CITTÀ CENA DEL 28/12 E CENA DEL 29/12 LA QUOTA NON COMPRENDE: CENA DEL 27/12 E PRANZO DEL 29/12 E 30/12 L'INGRESSO AGLI SCAVI DI POMPEI: 14-17ENNI: GRATIS; 18-24ENNI: 2 €; DAI 25 IN SU: 16 €
Carissimi lettori, in questi giorni si stanno per concludere gli oratori estivi della nostra comunità pastorale MAMI; per l’occasione noi della redazione abbiamo deciso di dedicare questo articolo proprio all’oratorio estivo 2022, che come suggerisce il nome “Batticuore” è stato un vero e proprio viaggio nelle emozioni, che ha visti coinvolti grandi e piccini. Durante questa settimana abbiamo chiesto a bambini e ragazzi che hanno frequentato l’oratorio nelle diverse parrocchie un commento sulla esperienza appena vissuta, vista da molti di loro come divertente, unica e indimenticabile. Molti degli intervistati hanno descritto l’oratorio estivo come un meraviglioso luogo dove poter giocare con i propri amici, ma sopratutto dove poter fare nuove conoscenze e stringere nuovi legami, che possono talvolta letteralmente stravolgere la tua vita. Oltre al divertimento quest’anno, sopratutto con le medie, sono stati proposti diversi momenti di riflessione (spesso legati al Vangelo), che hanno dato ai ragazzi l’opportunità di confrontarsi su temi di attualità e non solo, potendo trarne significati più che profondi. Inoltre hanno ricevuto molto successo le attività svolte con Kabum (per le medie) e con i vigili del fuoco (per le elementari). Concludiamo l’articolo dicendo che durante quest’oratorio estivo, grazie al ritorno di gite e attività simili presenti prima del covid, bambini e ragazzi hanno potuto riassaporare la tanto amata normalità, che per oltre due anni è stata a loro sottratta. Redazione Avigno News I ragazzi delle medie di Avigno intervistano don Matteo 1. Come è stato organizzare l'oratorio estivo? (Il primo dopo il covid) E' stata una esperienza complessa, ma allo stesso tempo di insieme. Sì perché il don da solo non può pensare di organizzare e pensare a tutto. Per questo sono grato che questa esperienza è una esperienza costruita insieme a Stefania, Elisabetta e Sara e poi con Andrea che si è aggiunto più avanti e gli educatori che seguono l'attenzione ai ragazzi fragili e con disabilità. Un lavoro di squadra, che è stato anche un lavoro di squadra con tanti adulti che erano sfiduciati dopo due anni di oratorio estivo "originale" a riprendere vecchie e belle abitudini... ma devo dire che alla fine la spontaneità di nuove figure e la generosità di molti ha prevalso! 2. Com'è il pensiero di andare in una nuova comunità? È un pensiero che custodisco dal 13 novembre scorso, quando il Vicario Episcopale Mons. Vegezzi mi ha comunicato l'idea che in questa realtà ci poteva stare un prete appena ordinato (oggi sappiamo che è don Michele) e che quindi io dovevo partire verso una realtà nuova e complessa. E quindi potete immaginare cosa frullava in ogni esperienza che ho vissuto con voi quest'anno "è l'ultima volta che...". Però devo dire che nonostante le lacrime che ho versato (e che verserò) per il distacco umano con tutti voi, sono sereno per la nuova avventura che mi aspetta. Negli incontri che ho vissuto ad Appiano Gentile ho trovato delle comunità diverse dalle nostre, ma molto desiderose di vivere una nuova avventura. Quindi in sintesi lacrime, nostalgia, ma anche fiducia per quello che accadrà ai nostri cammini! 3. Pensando al suo percorso nei nostri oratori, si ritiene soddisfatto del suo viaggio in questa comunità? Perché? Sono contento di questi anni vissuti con voi (e spero che, anche se alcune volte ho sbagliato nei modi e nei toni, lo siate anche voi). Perché li ho vissuti sempre con fiducia in quello che andavamo a vivere e a proporre, con la vostra grinta e la fiducia dei vostri genitori. Penso a come abbiamo reagito alla pandemia, a come abbiamo vissuto tante esperienze insieme, ai doposcuola che con la mensa hanno aiutato gli oratori centrali della comunità a ripartire. La MaMI ha tante potenzialità e penso che un po' tutti da voi ragazzi, ai giovani e alle famiglie dobbiamo più crederci. Perché il don può avere tante idee, ma siete voi la comunità, che deve cogliere cosa lo Spirito ci suggerisce per essere veramente discepoli carichi della gioia di Gesù. La gioia non vi manca, assolutamente, ma dobbiamo sapere prendere sempre strade nuove! Questo ho imparato personalmente rileggendo con voi il mio cammino e spero che diventi uno sprone per voi e per il vostro cammino con don Michele! 4. Focalizzando l'attenzione su questo oratorio estivo, si vede soddisfatto dell'organizzazione? Perché? Questo oratorio estivo è andato bene su alcune cose non scontate e banali. Penso al fatto che nel mio girare gli oratori abbiamo cercato con gli educatori di avviare percorsi di crescita per tutti, ma soprattutto per quelli che dimostravano fragilità personali. E dentro questo penso alla creatività che gli educatori hanno messo nel pensare con gli animatori le animazioni e le varie uscite. Siamo però ancora in una fase di costruzione, e quindi se penso al futuro sarà importante coordinare bene insieme la regia delle sedi e avviare da settembre una formazione più solida per gli animatori e anche per il vostro modo di stare insieme che passa dallo stare insieme sempre nel quotidiano! 5. Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato organizzando l'oratorio estivo di questo anno? Penso da una parte alla difficoltà personale di gestire e vivere il passaggio con don Michele che non è stato scontato, ma che è stato e si sta rivelando un momento bello e fraterno di stima reciproca. Dall'altra il riattivare un tessuto di relazioni tra adulti e adolescenti in un tempo pieno di ferite. E sulle ferite personali vostre e degli animatori c'è da lavorare, condannando certamente azioni sbagliate, ma mai giudicando la persona, perché se vivete delle ferite è perché ci sono delle cause e quindi... le cause devono imparare a riconoscere i propri errori e saper ripartire, non parlare inutilmente! 6. Credi che i ragazzi delle medie si possano divertire solo con l'organizzazione di giochi da parte degli animatori o pensa che possano divertirsi anche giocando in autonomia? Io penso che voi delle medie dovete riattivare una sana curiosità! Avere il cellulare in mano è vero vuol dire avere in mano un piccolo potere, ma poi... che potere è se non dice chi sono io! Ecco a cosa serve il gioco organizzato: serve a creare uno spirito di squadra che mi apre gli occhi, che fa sì che i miei occhi non guardino solamente a chi voglio io, ma a tutti, anche il ragazzo che giudico sempre, perché forse sarà il legame con quel ragazzo lì che ti porterà a riconoscere una qualità in più di te e perché no, anche di lui! 7. Qual è il suo augurio per questa comunità? Che impari a essere non una comunità che si ripiega sul lamento e sulla nostalgia, ma una comunità capace di crescere tutti insieme, giovani e adulti; una comunità dove i giovani abbiano più creatività ed escano da quel pensiero "ci penserà qualcun'altro", ma che siano più protagonisti, anche nello stare con voi e in mezzo a voi! 8. Come descriverebbe il suo percorso in questa comunità in poche parole? Una salita in montagna dove si vede alla fine un bel panorama e nuovi sentieri 9. Come descriverebbe l'oratorio estivo 2022 in poche parole? Ovvio... BATTICUORE! Una grande scoperta di emozioni! 10. Quale messaggio vuole lasciare a noi ragazzi? È quello che vi ho lasciato il primo giorno che ci siamo visti: Gesù. È con Gesù che si può andare dovunque e si può superare qualsiasi difficoltà. Gesù sembra lontano dalla nostra vita, eppure voi ne siete una grande testimonianza con la vostra gioia e le vostre domande. Avete una bellissima fede: affidatevi a coloro che Gesù vi ha messo accanto come preti, suore, animatori ed educatori, affidatevi! 11. Qual è il progetto / attività proposta durante questo oratorio estivo di cui va più fiero? Per quale motivo? Avere accolto tutti all'oratorio estivo, senza più dare limitazioni e in questa accoglienza aver avviato un progetto per 10 ragazzi con disabilità, accogliendo così in oratorio questi ragazzi e aiutandoli a vivere una inclusione piena con voi: perché tutti in oratorio con la loro storia si devono sentire a casa! Intervista a Don Michele Quando e come è nata la tua vocazione? E’ nata verso la fine delle superiori, vivendo nel mio oratorio. Inoltre ho preso questa decisione sopratutto grazie agli educatori, al don e ai miei amici che mi hanno dato belle testimonianze. Cosa ti aspetti da questo percorso? Spero di fare con voi il bravo prete, mi auguro di accompagnarvi nel vostro percorso e di farvi crescere nella fede e come persone. Quali messaggi vuoi portare ai giovani d’oggi? Vorrei dire loro che anche se spesso non se ne accorgono è sempre presente qualcuno che li ama. Qual è il tuo giudizio sulla fede dei ragazzi del giorno d’oggi? Sicuramente è una fede che sta cambiando, che è diversa, che a volte non rispetta gli standard del passato, ma è presente, bisogna solo farla crescere e maturare. Come ti sembriamo? Mi sembrate vivaci, accoglienti e dei ragazzi davvero bravi di cuore.
Conosco un paese dove i fiori sono vanitosi. Fioriscono solo se ci sono ammiratori disposti alle esclamazioni: «Guarda che bello! Che meraviglia!». Il paese dei fiori vanitosi è rimasto senza fiori. In assenza di ammiratori e di applausi, i fiori sono avvizziti. Ma io propongo di trapiantare i fiori vanitosi nel paese dove il sole li sveglia per fiorire gratis, solo per il gusto di essere vivi.Questo paese si chiama oratorio: dove i ragazzi e le ragazze rispondono, ascoltano la carezza del sole e si aprono alla vita. Non hanno bisogno di ammiratori, ma di un terreno buono per mettere radici e di un’aria pulita per diffondere profumo, gratis, solo per il gusto di essere vivi e di ringraziare per il dono della vita. Conosco un paese dove i cani sono sordi. Cioè, non propriamente sordi, ma tengono le cuffie. Hanno l’udito raffinato e sono infastiditi dal rumore. Perciò ascoltano la musica. Non sentono il passo del padrone e non si rallegrano. Non sentono l’avvicinarsi degli estranei e non abbaiano. Come cani da guardia non valgono niente! Ma io propongo di invitare i cani con le cuffie nel paese dei messaggi irrinunciabili. Gli abitanti stanno con le orecchie bene aperte, perché non vogliono perdere i messaggi irrinunciabili, quelli che aiutano a vivere e sperare. Questo paese si chiama oratorio: dove i ragazzi e le ragazze imparano ad ascoltare per distinguere la voce di Gesù che rivela la via della vita dalla tentazione che suggerisce la via della morte. Anche ai cani toglieremo le cuffie: riconosceranno la voce amica e faranno festa; faranno buona guardia per respingere la voce triste del tentatore. Conosco un paese dove gli uccelli sono muti. Cioè, non propriamente muti, ma non cantano. Sono arrabbiati. Infatti hanno cantato a lungo per svegliare il mondo a godere del mattino, ma i ragazzi dormiglioni hanno continuato a dormire. Hanno cantato a lungo per invitare alla festa e alla gioia e gli adolescenti immusoniti hanno continuato a tenere il muso. Hanno cantato a lungo per narrare di paesi lontani e suggerire viaggi meravigliosi, ma i giovani pigri hanno continuato a impigrire sul divano. Perciò gli uccelli si sono scoraggiati e non cantano più. Ma io propongo che gli uccelli si radunino sulle piante del paese della danza e dei sogni, dove ragazzi, adolescenti e giovani amano il futuro e si entusiasmano dei testimoni che hanno seminato gioia su tutta la terra. Questo paese si chiama oratorio: dove ragazzi e ragazze ascoltano le voci del mondo e si sentono vivi per andare lontano. Sono fieri di essere gli abitanti del domani, sono contenti di essere stati scelti per la missione di aggiustare il mondo, imparano il mestiere di vivere, perché non vogliono sciupare la vita. Invito tutti e per tutto l’anno ad abitare il paese dove si ama la vita, perché è dono di Dio, è la vita di Dio; ad abitare nel paese dove si ama la vita, perché è vocazione alla gioia, la gioia di Dio; dove si ama la vita e si guarda lontano, perché si vorrebbe condividere con tutti la grazia di abitare in Dio. Questa è la vita eterna, che conoscano te, l’unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv 17,3). + Mario Delpini Arcivescovo di Milano