Mostra: Ad Usum Fabricae

Mostra: Ad Usum Fabricae

L’infinito plasma l’opera. La costruzione del Duomo di Milano

Nel Medioevo, un edificio su tutti esprimeva la natura dell’uomo come rapporto con l’infinito: la cattedrale. Al cuore delle città d’Europa, le cattedrali medioevali sono il simbolo di un’epoca, i luoghi in cui si incarnò l’ideale di un mondo.

Il Duomo di Milano rappresenta l’ultima delle cattedrali italiane e certamente la più “europea”, per la collocazione geografica della città lombarda e per le complesse vicende che ne accompagnano una costruzione durata sei secoli.

EL PRINCIPIO DIL DOMO DI MILANO FU NEL ANNO 1386

Così si legge in una lapide ancora oggi visibile all’interno del Duomo.

Il 12 maggio 1386, l’Arcivescovo Antonio da Saluzzo annunciava che “i fedeli con cuore unamnime intendevano edificare ex novo la propria cattedrale”, in sostituzione dell’antica Chiesa di Santa Maria Maggiore ormai in rovina.

I Milanesi accolsero con entusiasmo l’invi-to: una città ricca e potente come era diventata Milano in età comunale non poteva non avere una cattedrale degna della sua importanza. Il prestigio delle città si combatteva allora anche a colpi di bellezza: le maggiori città italiane sfoggiavano stupende chiese romaniche e gotiche e Milano da tempo aspirava a dotarsi di quella cattedrale la cui costruzione durerà sei secoli e la cui forma darà alla città una inconfondibile fisionomia.

Tra i primi che assicurarono il sostegno all’opera fu il signore di Milano – Gian Galeazzo Visconti – che il 24 ottobre 1387 concesse l’uso delle cave di Candoglia e la possibilità di trasportare i marmi senza dazio: ne garantiva l’esenzione il marchio AUF ap- posto sui blocchi – Ad Usum Fabricae.

Terminata la grande opera di scavo delle fondamenta, i lavori della cattedrale partirono dall’abside, dove tra il 1390 e il 1402 fu realizzato il finestrone centrale.

La decorazione scultorea del finestrone ha come tema l’Annunciazione: Maria è colta nell’istante in cui pronuncia quel “sì” che permette all’Eterno di entrare nel tempo.

Le raffigurazioni del Padre e delle Spirito sormontano il Sol Justitiae, simbolo di Cristo.

Inginocchiati, i due vescovi patroni di Milano: Galdino e Ambrogio. I due pastori sono inginocchiati verso l’interno, fissano e adorano sull’altare Cristo, mentre Maria rivolge lo sguardo al suo grembo, tabernacolo vivente. Motivi religiosi e simboli politici si intrecciano nella decorazione della vetrata: stemmi e biscioni laterali rimandano alla casata dei signori di Milano, mentre il Sol Justitiae è raffigurato come raza, emblema dei Visconti, e la colomba dello Spirito Santo ricorda più un’imperiale aquila coronata.

Il Duomo di Milano volle imitare nelle sue forme le grandi cattedrali gotiche europee con l’originalità della tradizione ambrosiana.

Oltre 3500 statue di santi, profeti e giganti decorano il tempio e nelle guglie si scorgono volti noti e sconosiuti, fiori, animali: la Chiesa è un popolo che vive il suo cammino al destino guardando i testimoni di Cristo e tuta la realtà come un segno del Creatore. Mariae nascenti è scritto sulla facciata: tutta la storia ebraica vi è rappre- sentata con scene e personaggi il cui senso ultimo si svela in Maria.

La luce che penetra all’interno del grande finestrone absidale colpisce 52 piloni a fascio: il numero richiama le settimane dell’anno e suggerisce che tutto il tempo, illuminato dall’evento dell’incarnazione, è strada all’eterno. Guardando i grandi piloni che sorrreggono le volte a crociera, sorprendono gli originali capitelli a tabernacolo, con statue di santi di varia altezza: il cammino della vita è sostenuto dai testimoni di Cristo che ac- compagnano l’uomo all’incontro con Lui.

Tutto concorreva all’immensa costruzione: non solo le grandi offerte dei ricchi magnati e delle nobildonne, ma anche il lavoro delle braccia di chi, droghiere, medico o panettiere, prendeva una giornata per andare ad aiutare pro nihilo nello scavo delle fondamenta.

E soprattutto, le migliaia di piccole monetine e beni portati da chi magari non aveva disponibilità di denaro sonante dal bottone al pezzo di formaggio. Dal cavallo alla veste.

Dall’analisi puntuale delle donazioni emerge come le centinaia e centinaia di piccoli doni di valore anche minimo rappresentarono sorprendentemente la gran parte delle entrate raccolte per la costruzione del Duomo. Più precisamente, nel 1400, anno preso a campione, la cospicua donazione annuale di Gian Galeazzo Visconti, pari a 14.000 lire, costituì solo il 16% delle offerte, mentre il restante 84% fu realizzato grazie ai piccoli grandi doni del popolo. Non solo: metà di queste offerte “popolari” provenne da piccoli donatori, di estrazione sociale medio-bassa, non di rado in precarie situazioni economiche e sociali, in un periodo in cui le continue guerre, carestie e pestilenze spingevano molti sotto la soglia della sussistenza. Gente, insomma, che viveva in catapecchie e costruiva cattedrali.

Nei primi decenni della costruzione, il cantiere occupava circa 4000 persone in vario modo nella edificazione della Cattedrale, con punte di 7000. Di questi, con ogni probabilità il 20-25% erano maestranze straniere, scese a sud delle Alpi da tutte le regioni europee, dai Pirenei ai Carpazi.

La cattedrale si affermò, nei secoli, come l’opera del popolo di Milano: migliaia di uomini e donne spesero le loro energie e averi per la costruzione, ben sapendo di darsi tutti per qualcosa che mai avrebbero visto ultima- to. Ma intanto, quell’opera comunitaria fortificava gli abitanti della città.

Nel comune lavoro, i Milanesi riscoprirono la loro identità e rafforzarono i propri legami, mentre la presenza nel cantiere delle numerose maestranze straniere conferì il distintivo tratto di internazionalità alla cattedrale e, da lì, a tutta la città.

Il cantiere del Duomo espresse ed educò ad un atteggiamento umano di cui si sente la mancanza, tanto più acuta in un momento di crisi economica e ideale.

 

La mostra è visitabile presso “la Cripta” in via Petracchi

Quando visitare la mostra

La mostra sarà visitabile da domenica 3 a domenica 10 settembre 

Aperitivo inaugurale domenica 3 settembre - ore 19:30 

ORARI
Dal lunedì al venerdì dalle 17.00 alle 19.00
Sabato 9 settembre dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00 Domenica 10 settembre dalle 9.00 alle 19.00

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