Il desiderio di un Dio che ho scoperto attraente, la noia verso un Dio che non mi attrae più

Il desiderio di un Dio che ho scoperto attraente, la noia verso un Dio che non mi attrae più

Per la terza giornata della Comunità, invitiamo a riflettere sulla partecipazione all’Eucaristia domenicale. Non abbiamo scelto volutamente di offrire una scheda teologica sul significato della Messa, ma ci siamo posti da un diverso angolo prospettico. Considerando il fatto che in questi anni siamo di fronte ad un calo numerico significativo dei partecipanti, soprattutto ragazzi e famiglie giovani, ci siamo domandati cosa non accende più il desiderio per una partecipazione così fondante per noi cristiani. Ecco allora questa scheda; vi troverete due testimonianze: una di una persona che, da non credente e lontana dalla fede, ha vissuto una profonda conversione. E l’altra invece, di una persona che ha vissuto il tragitto esattamente inverso. Troverete questa seconda testimonianza stampata al contrario proprio per evidenziare i due cammini opposti.

Il desiderio di un Dio che ho scoperto attraente

«Premetto che sono una moglie e mamma che ha abbracciato la fede da adulta. La vita cristiana è diventata parte viva di me solo dopo aver raggiunto la maggior età. Non sono quindi cresciuta “all’ombra di Dio” ... ma è venuto Lui a chiamarmi attraendomi con una bellezza che non avevo scoperto mai prima.

È solo da quel momento che ho iniziato a partecipare alla Messa domenicale ... quindi molto tardi rispetto ai “cristiani normali” ...
Cosa cercavo? Cercavo qualcosa che mi facesse smettere di sentirmi una pallina da flipper, in balia dei colpi della vita, sbattendo di qui e di lì senza sapere veramente dove sarei andata.

Non che adesso sappia dove vado, ma adesso so che Qualcuno lo sa, che quel Qualcuno mi guarda e che fa il tifo perché io sia felice e ho sperimentato che per me essere felice è stare vicino a Lui.
Vado a Messa, sì. E innanzitutto compio un atto che mi fa riconoscere che il Dio che ho incontrato è veramente per me così importante che un’ora la settimana mi ci metto di fronte, e sto lì. Per me stare lì è quello che si prova quando si sta seduti vicino a una persona che ti vuol bene, e che ti accoglie, di fianco a cui si fa un bel respirone e ci si abbandona.

Vado a Messa come sono, a volte felice, convinta, a volte stanca, annoiata, per dovere, moralismo, o per essere un esempio per la mia famiglia, vado a Messa così come sono quella domenica, così come mi alzo.
Scelgo di varcare la soglia della Chiesa. E poi lascio fare a Lui, lascio che mi colpisca con le frasi della Liturgia sentite mille volte ma che magari in quell’istante mi sembrano nuove, improvvisamente parlano alla mia vita.

Le prime volte che andavo a Messa mi commuoveva tantissimo quel pezzo del “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, sentivo che essere lì, a Messa, è quello di cui avevo bisogno. La pace di cui parlo non è l’assenza di lotta, non sono cristiana per essere Zen, la vita è una lotta, ma lui ci ha lasciato la Sua pace e su questo gioco il mio esistere.

“O Signore non son degna di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto UNA parola e io sarò salvata”.
Non son degna, ma certo, che cosa ho mai meritato per avere tutto quello che tu mi stai donando? Che cosa potrò mai dare in cambio di tutta la Grazia di cui mi sento oggetto? Sono mendicante, sono lì, e ti basta UNA parola, e io sarò salvata. Non mi salvo da sola, per quanto a volte la felicità, la salvezza, mi sembrano essere un esito di quanto mi sforzo di essere perfetta, invece a Te basta UNA parola, ed è quella di cui ho bisogno.

Che non mi stanchi mai di chiedere, chiedere la tua Grazia».

- Quali di quelle motivazioni descritte in questa testimonianza sento mie così da motivarmi a vivere la Messa domenicale? Cosa accende in me il desiderio di parteciparvi?
- Ho mai provato a condividere con qualcuno queste motivazioni così da attrarlo ed invitarlo a parteciparvi insieme? Cosa manca nella mia testimonianza per attrarre.

La noia verso un Dio che non mi attrae più

«Sì, io sono uno di quelli che fin da piccolo ho ricevuto una buona educazione religiosa dalla mia famiglia. Ma le domande che mi ponevo erano tante, e tanta era la confusione che mi creavano in testa. Poi sono cresciuto, ho conosciuto la realtà, il dolore, la morte, l’ingiustizia, il male e mi sono domandato: ma in mezzo a tutto questo caos Dio che cosa fa? Esiste? E, se esiste, perché permette tutto questo dolore? Mah ... Così, mentre prima ero per così dire obbligato ad andare in chiesa, arrivato a una certa età, smisi di frequentarla.

Personalmente credo molto alle cose pratiche, ai problemi concreti, quotidiani, ai fatti ... non alle teorie, ai bei pensieri, alle tante parole, come si ascolta in chiesa. Ci vogliono i fatti per migliorare il mondo, non le chiacchiere. E la Messa settimanale non è certamente il luogo ideale per fare qualcosa di concreto per il bene della gente.

In qualunque modo ti comporti, bene o male, la vita non fa sconti a nessuno e così ho fatto la mia scelta: preferisco distrarmi, divertirmi, evadere, giocare, innamorarmi, rischiare, magari anche scommettere la vita correndo in moto. Se vai in chiesa tutto questo lo avverto come una proibizione.

Ho deciso di non farmi ammaestrare da nessuno. Non voglio essere né manovrato, né inquadrato. A vivere imparo da solo. Se sbaglio, pagherò.
Ormai non credo più in niente. Mi vengono in mente le parole di mio padre quando dice che anche la Chiesa è una bottega, un partito politico, un’invenzione per tenere buona la gente. Non credo neanche nell’Aldilà, o meglio, ci credevo quand’ero bambino ... Nessuna persona umana, uomo o donna, si rassegna a vivere una vita insignificante. Nessuno vorrebbe sentirsi un essere inutile, in balia degli altri o del caso. Nessuno può diventare “padrone” dell’uomo.

Sento la tua voglia di cambiare il mondo delle ingiustizie, delle inutili sofferenze, delle stragi, delle disparità, delle false ipocrisie, dello sfruttamento ... e questo bisogno non lo soddisfa certamente la Messa domenicale.
Nello schifo di realtà che stiamo vivendo fai poi l’esperienza che tutte queste mete diventano irraggiungibili ... allora preferisco scivolare verso paradisi artificiali con tutte le conseguenze.

In molti vedo che esiste il sogno dell’amore, la voglia di fare qualche cosa di bene; in ognuno è ardente il desiderio di amicizia, la speranza di rendere la vita più bella e piacevole, la tensione alla solidarietà verso gli altri e in modo particolare verso i più emarginati. Sento che hanno e vogliono avere una propria coscienza, che in tutti si celano aspirazioni profonde, interrogativi intelligenti sul senso della vita. E la Messa, così come è proposta oggi non mi dà nessuna di queste risposte.

Il cuore umano – il tuo, il mio, di tutti – è più ricco di quanto possa apparire; è più sensibile di quanto si possa immaginare; è generatore di energie insperate; è miniera di potenzialità spesso poco conosciute o soffocate dalla poca stima di se stessi, dalla frustrante convinzione che “tanto è impossibile cambiare qualcosa ... tanto io non ce la faccio!”.

Ma quante volte ho avvertito nella Messa il calore di cui sento nostalgia? È un rito vuoto, con un linguaggio incomprensibile e fuori da ogni interesse vero. Il sacerdote è una noia immensa, dice cose a cui nemmeno lui crede più per davvero.
Rispetto coloro che ancora frequentano la Messa domenicale ... io sento di aver bisogno d’altro che lì non trovo ... Quel Dio che da piccolo mi hanno insegnato a pregare, ora mi dà un senso di noia e non mi attrae più ... preferisco occupare il mio tempo per qualcosa che mi diverte e riempie il mio tempo».

- La disaffezione alla Messa oggi è dovuta solamente al linguaggio “d’altri tempi” o a un vuoto di valori e di significato?
- Come aiutare a recuperare la bellezza della convocazione comunitaria e la pienezza di significato che può illuminare la fatica delle nostre giornate?