Inizia la Quaresima

Inizia la Quaresima

Il Vangelo di Matteo ci racconta che Gesù vive l’esperienza del deserto per “quaranta giorni e quaranta notti”. Alla fine “ha fame”. Nella debolezza, nell’esigenza di potersi cibare, lo spirito del male gli si avvicina e gli propone tre percorsi diversi da quelli maturati nella sua relazione con Dio : darsi il nutrimento necessario; obbligare il Padre a liberarlo dall’ultimo limite che è la morte; cercare una vita qualificata dal possedere e dal successo. L’unico potere che sarà invece di Gesù è totalmente di senso opposto: mettersi a servizio dell’umanità, perché sappia spendere bene la sua esistenza, attraverso atteggiamenti e scelte contrassegnate dall’amore (v. nei Vangeli delle ultime domeniche: il perdono dell’adultera e l’abbraccio del padre al figlio minore che, concretamente, gli aveva portato via la “metà dei beni”).

Nel brano di Matteo si legge che Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato. La tentazione, che si concretizza nel “faccia a faccia” con la possibilità di accogliere il male nella nostra vita, fa parte del nostro cammino spirituale. Assume le sembianze della pigrizia, della richiesta di dilazionare il bene già da subito possibile, della presunzione dell’autocentrare tutto quello che ci circonda; e si presume di essere sempre in grado di discernere positivamente. Del resto Siracide 2,1 esprime tutto questo in termini molto chiari: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione”. Accogliere questa sfida significa, alla fine, riuscire a scoprire bene quali sono i sentimenti e le determinazioni che abitano la nostra esistenza; quali sono i passi da compiere perché l’amore di Dio catturi sempre meglio la nostra vita.

“Il tentatore gli si avvicinò”. Matteo, nello scrivere il suo Vangelo, utilizza spesso la parola “avvicinarsi”. Racconta di Gesù che si avvicina alle persone, le guarisce, parla al loro cuore; prova compassione per coloro che vivono situazioni piene di disagio e di difficoltà. Non è questa però la modalità con cui lo spirito del male si avvicina a Lui. Per l’evangelista è importante fare discernimento sulle persone che si avvicinano a noi o a cui noi ci avviciniamo. Non dobbiamo mai cercare di cambiarle, secondo le nostre attese. È necessario invece rispettarle, instaurando rapporti caratterizzati dalla libertà e dall’onestà. Il credente non si rinchiude mai nel suo mondo; sceglie di stare nella società e di creare relazioni diverse dove si possa crescere nella pace interiore e, nello stesso tempo, nella capacità di comunicare insieme nella verità, aiutandosi a illuminare reciprocamente la propria esistenza.

Le relazioni poco serene, a volte anche nocive e distruttive, non necessariamente vengono dall’esterno (spirito del male, lacerazioni nella società civile, colleghi di lavoro ...); possono venire anche dall’interno della comunità cristiana; e soprattutto dal nostro cuore quando, non ci lasciamo avvolgere dall’amore e non custodiamo le nostre parole. L’attività frenetica, anche nelle nostre comunità, non favorisce la serenità di rapporti e una buona armonia. A volte si promuove anche inconsapevolmente ciò che crea divisione. Nella preghiera corale del Monastero di Bose, lo spirito del male è sempre chiamato: “Divisore”. Nei Vangeli spesso si parla di coloro che si avvicinano a Gesù “per tentarlo”, “per metterlo alla prova”. Ai suoi discepoli il Signore Gesù chiede di essere “candidi come le colombe”. Nello stesso tempo però suggerisce di non essere ingenui, di essere coscienti che il male esiste. Va chiamato per nome; va combattuto; va allontanato perché chi ci incontra si possa immergere nel bene che il Signore pone quotidianamente nel nostro cuore.

Don Peppino