Carissimi, con il 21 gennaio fino al 31 gennaio la nostra comunità pastorale, e in particolare gli oratori e con essi tutti coloro che li frequentano per le attività o un servizio saranno coinvolti in quella che viene chiamata "Settimana dell'Educazione". Posso solo immaginare le resistenze: "Don c'è il Covid, cosa vuoi fare? Don abbiamo gli esami, cosa vuoi fare? Don abbiamo molti altri problemi, cosa vuoi fare?" con le conseguenti risposte. Da quanti anni sento una cantilena così, una cantilena che alcune volte mi ha portato allo sconforto. Ebbene anche io vedendo le innumerevoli proposte diocesane e le continue pressioni dell'ufficio diocesano sulla costruzione finale dei progetti degli oratori mi sono sentito di domandare: "Che cosa volete fare?". Di fronte però a questa domanda "desolata" si affianca a me un'altra immagine: educatori che in questi mesi di quarantena si sono dovuti ripensare nel loro servizio, nell'affiancare i ragazzi; catechiste che hanno iniziato a cercare altri modi per stare vicino alle famiglie; giovani che hanno donato i loro talenti per la costruzione di nuovi canali di comunicazione; educatori professionali che hanno cercato di implementare i servizi di doposcuola, provando già a immaginare anche un futuro o creando proposte in base alle diverse "zone"; allenatori, volontari e collaboratori (e anche i nostri nonni) che fremono di tornare ad abitare i nostri ambienti... Insomma c'è una vita nei nostri oratori che continua a palpitare, non nella solita modalità, ma nella sua energia sì. E allora alla domanda degli scettici "che cosa vuoi fare?" trovo una risposta che non nasce da me, ma dal nostro metterci INSIEME IN GIOCO come abbiamo fatto fino ad ora: vogliamo scrivere insieme il futuro! L'Arcivescovo Mario nella Messa per gli oratori del 31 gennaio 2020 in Duomo nella sua omelia si è rivelato profetico. Nelle sue parole ritrovo il senso del nostro agire in questo tempo. Non può esserci futuro per i nostri oratori senza queste tre coordinate: Gesù, correre e opere di misericordia! Gesù. È lui la via che dobbiamo seguire e in questo tempo siamo chiamati a seguirlo senza avere paura di sognare, senza avere paura di uno sguardo propositivo sul futuro. Nessuna azione educativa della nostra comunità ha senso senza l'esperienza della fede e della sequela. Questa è la persona che non possiamo far tacere, la parola che esprime la bellezza che siamo. Non possiamo educare senza conoscerci in profondità. Per questo la nostra settimana dell'educazione verrà accompagnata da spunti di preghiera che vivremo in presenza o online e che troverà compimento nella celebrazione della Messa in onore del Beato Carlo Acutis con la presenza di tutti i ragazzi, preadolescenti, adolescenti, giovani e famiglie e adulti legati all'oratorio il 29 gennaio alle ore 18.30 a Masnago. Correreperché abbiamo una missione da compiere, come una attrattiva che ci convince a superare ogni ostacolo, anche il Covid. Ripensare la nostra azione educativa ci fa bene, perché è un pensare al noi del futuro, a quel noi che ci aspetta. Per questo in diverse serate i diversi gruppi degli oratori vivranno un momento di riflessione e di rilancio della progettualità educativa, in vista della consegna del progetto dell'oratorio all'Arcivescovo Mario a fine gennaio e alla assemblea diocesana degli oratori del prossimo 27 febbraio. Opere di misericordia, per accogliere, sfamare, fare compagnia, dare amicizia. In questa settimana dell'educazione dobbiamo sentirci tutti accompagnati, tutti coinvolti a creare un progetto che include tutti, soprattutto i più poveri: quelli materialmente poveri, quelli spiritualmente poveri, quelli fisicamente poveri. Dobbiamo aprire orizzonti di misericordia, di accoglienza, di ascolto nella verità. La Festa della Famiglia del prossimo 31 gennaio potrebbe essere l'occasione per pensare di preparare un pacco per le famiglie che sono povere, pensare di essere vicino ai nostri nonni, isolati, chiusi, sfiduciati da questo tempo; pensare di fare una chiamata verso quel giovane che non si vede più: così impariamo ad essere famiglia, ad essere comunità. Che cosa vuoi fare don? Io voglio sognare, desidero cercare con voi una meta insieme per un futuro migliore, perché i nostri oratori non tornino a essere semplicemente "pieni di ragazzi", ma ad essere una comunità aperta nell'umanità, aperta nella speranza, una comunità che vive dell'amore del Signore! Don Matteo